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IT -- Vladimir Kozin -- "Per uscire dalla guerra, bisogna uscire dalla NATO"

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«Чтобы выйти из войн, надо выйти из НАТО»

ITALIAN   РУССКИЙ 

In Europa è iniziato il processo di creazione di un movimento specifico contro la guerra e contemporaneamente di orientamento anti-NATO, ed esso può essere promosso

*Vladimir Kozin     23 aprile 2019 10:29 

La conferenza internazionale di membri di organizzazioni senza scopo di lucro (non governative) tenutasi nell'aprile di quest'anno a Firenze, in Italia, potrebbe rimanere al di fuori dal orizzonte di personalità politiche e governative, nonché dei rappresentanti dei media, se non fosse per una serie di circostanze molto significative ad essa connesse.
La prima e più importante caratteristica distintiva del presente forum si è manifestata attraverso il motto non standard "No alla guerra, no alla NATO" sotto cui si è tenuta. I suoi partecipanti hanno sollevato in modo estremamente deciso la questione della prevenzione di qualsiasi scontro militare nel continente europeo e nel mondo nel suo complesso, sia con l'uso di armi nucleari che convenzionali.
Al forum è stato lanciato un appello: creare un movimento di forze sociali e politiche in Europa, che, come l'ampio movimento civile antinucleare negli anni '80 del secolo scorso, contribuisca ad eliminare la minaccia missilistica nucleare, poiché il suo livello è diventato chiaramente alto negli ultimi anni, anche in questa questa parte del globo terrestre.



In particolare nel continente europeo, in aggiunta alle armi nucleari statunitensi ivi schierate sin dagli anni '50 del secolo scorso, il Pentagono ha iniziato negli ultimi anni ad inviare nel suo spazio aereo aerei strategici pesanti, in grado di trasportare sia missili di crociera che bombe con testate nucleari.
La seconda particolarità dell'evento è stata quella di avere un carattere molto rappresentativo: oltre 500 persone vi hanno preso parte, il che ha portato gli organizzatori a noleggiare l'Odeon, uno dei cinema centrali della città, per otto ore. L'interesse è stato ovviamente grande.
Alla conferenza hanno preso parte persone da quasi tutti i paesi europei, compresi i paesi membri dell'Alleanza del Nord Atlantico. Al fine di informare i partecipanti all'incontro riguardo alla situazione relativa all'ulteriore complicazione del processo di controllo degli armamenti, in particolare di quelli nucleari, sono stati invitati in qualità di relatori principali dell'evento noti esperti che si occupano di tali questioni. Tra i relatori c'erano anche specialisti che studiano le conseguenze negative dell'allocazione da parte dei paesi leader nella NATO di spese militari chiaramente eccessive che impediscono l'attuazione di programmi per lo sviluppo socio-economico dei suoi stati membri e della comunità europea nel suo insieme.
In occasione del 70 ° anniversario della creazione della NATO, gli organizzatori della conferenza hanno preparato e mostrato un film documentario "70 anni della NATO: guerra alla guerra", che critica la politica militare ed i preparativi militari dell'alleanza della "solidarietà transatlantica", le sue enormi spese militari ed i tentativi di interferenze politiche e di altro genere negli affari di Stati sovrani al fine di rovesciarne i legittimi organi di potere ed amministrazione.
Il film mostra gli interventi degli Stati Uniti e di altri stati, membri di questo blocco militare, negli affari della Serbia, della Siria e di altri paesi, e vengono presentate le prove dell'interferenza di Washington negli affari interni dell'Ucraina attraverso l'organizzazione di colpo di stato nel 2014. Sono criticate il dispiegamento di armi nucleari e sistemi anti-missilistici statunitensi in Europa. Viene sollevata la questione della chiusura di tutte le basi militari statunitensi non solo in Italia, ma anche in altri paesi europei. Nel film è stato pronunciato lo slogan: "Per uscire dalle guerre, bisonga uscire dalla NATO".
All'evento, la parte russa ha presentato una nuova monografia intitolata "L'evoluzione delle armi nucleari strategiche e tattiche statunitensi e le caratteristiche del loro uso nel XXI secolo" (Mosca 2019, pp. 1086). Inoltre ha analizzato la situazione allarmante nel campo del controllo degli armamenti dovuta agli Stati Uniti, che hanno mostrato e continuano a tenere atteggiamenti negativi nei confronti dei 12 trattati internazionali vigenti in questo settore. Ciò è provato dal fatto che gli USA hanno unilateralmente ripudiato alcuni di essi (in particolare il Trattato ABM), o hanno rifiutato di ratificarne altri (ad esempio, il Trattato di divieto totale per i test nucleari), o hanno violato le loro disposizioni (ad esempio il Trattato DSSMD sull'eliminazione dei missili a medio e breve raggio), o addirittura si sono rifiutati di discutere nel merito alcuni di essi nelle sedi di negoziazione internazionale (ad esempio, il progetto di Trattato sulla sicurezza europea).
E' stato notato con particolare attenzione che metà di tali trattati e accordi sono direttamente collegati alle armi nucleari, vale a dire: il Trattato sulla riduzione delle armi strategiche offensive (Trattato START-3), il Trattato sull'eliminazione dei missili a raggio intermedio e corto, il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, l'Accordo sul nucleare iraniano, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e l'Accordo sul plutonio di grado militare.
Particolare attenzione da parte russa è stata rivolta alle ripetute violazioni da parte di Washington del DSSMD, quando per verificare l'efficacia del sistema di difesa anti-missilistica sono stati utilizzati missili bersaglio vietati da questo trattato.
Dai documenti ufficiali del Congresso e dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti segue che negli ultimi due decenni, prendendo in considerazione l'uso dei predetti missili bersaglio nel corso di prove, il Pentagono ha violato questo trattato 117 volte. La comunicazione di questo dato ad un pubblico così vasto alla Conferenza fiorentina non è stato né sarà senza impatto ed attenzione, soprattutto in considerazione del fatto che la Russia non ha mai violato questo trattato e non è stata la prima ad annunciarne il ripudio.
Nella "Dichiarazione di Firenze", documento conclusivo ed approvato, è stato rilevato che la NATO è un'organizzazione sotto il comando del Pentagono e che il suo obiettivo è quello di assicurare il controllo dell'Europa occidentale e orientale, che le basi militari statunitensi negli Stati membri di questa unione militare servono ad occupare questi paesi. Mantenere una presenza militare americana permanente consente a Washington di influenzare e controllare le politiche dei paesi europei e di altri paesi.
Il documento finale, che è stato poi tradotto in 15 lingue, viene notato che l'Alleanza è una macchina militare che lavora per gli interessi degli Stati Uniti con la complicità dei principali gruppi di potere europei e che si è macchiata di crimini contro l'umanità. In questo contesto sono stati menzionati la guerra aggressiva scatenata dalla NATO nel 1999 contro la Jugoslavia, così come gli interventi militari del blocco, compiuti in piena violazione della legge internazionale, contro l'Afghanistan, la Libia, la Siria ed alcuni altri stati.
Nella dichiarazione si constata che, in violazione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, gli Stati Uniti stanno schierando armi nucleari in cinque stati NATO non nucleari con il falso pretesto dell'esistenza di una "minaccia russa", e che ciò mette a rischio la sicurezza nel continente europeo.
Naturalmente, per passare dalla dichiarazione adottata a Firenze circa la necessità di sciogliere un'alleanza militare come la NATO e rafforzare il regime di controllo degli armamenti, all'ottenimento di risultati concreti in queste aree, saranno necessari molti sforzi organizzativi, politici, informativi e di altro genere da parte dei sostenitori della stabilità globale complessiva e della politica al di fuori di alleanze. Sembra che il processo di creazione di un movimento specifico contro la guerra e allo stesso tempo con orientamento anti-NATO sia iniziato e che possa essere promosso.
* L'autore è uno dei massimi esperti del Centro per gli studi politico-militari del MGIMO del Ministero degli Esteri russo

L'opinione dell'autore potrebbe non coincidere con la posizione della redazione.
Traduzione: D. M.





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